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lunedì 18 maggio 2020

3 Gatti

C'erano una volta i gatti.
Amavano starsene al sole a farsi una panza tanta delle scatolette che qualcuno pensava potessero nutrirli. E come li hanno ringraziati? Non lo hanno fatto: umanità, povera illusa che non sei altro.
Parlavano in modo strano: Miao pronunciavano quando volevano qualcosa e Miao dicevano quando qualcuno gli rompeva le palle.
Me ne sono venuti in mente 3, classici a dire il vero, ma letteratura, il cinema e i fumetti ne sono pieni:

Plutone


Il tenero micetto della novella di Edgard Allan Poe.
Cicciotto, scuro e con una strana macchia sul petto.
Vittima di un padrone che sentiva le voci, o vedeva le cose, insomma fate un po' voi, avrà la sua rivalsa consegnandolo infine alla giustizia.






Il Gatto di Schrödinger

Il gatto più arrabbiato della letteratura scientifica e non.
Rinchiuso in una scatola da scarpe e bombardato da radiazioni con un sadico sistema temporizzato, nessuno è in grado di stabilire se quest'animale tutt'oggi sia vivo o morto.
Non si trova un cristiano che abbia il coraggio di controllare: per paura di contaminarsi con le radiazioni e perché il felino là dentro deve essere talmente incazzato da aggredire chiunque si avvicini.
E così continuiamo a farci gli affari nostri domandandoci di quando in quando - Hai sentito che fine ha fatto il gatto di Erwin? - perché quel cognome lì non riusciamo a pronunciarlo.









Il gatto con gli stivali

Semplice storia di ruffianeria e gatti. Che poi quegli stivali, senza calzini: quanto potevano puzzare la sera quando Costantino Fortunato se li toglieva? Ma di sicuro questa è un'altra storia.













Insomma di gattiè pieno il mondo: simpatici, infernali, allergizzanti...
A te quali vengono in mente?

5 commenti:

  1. Zorba, il gatto che adotta la gabbianella, e i gatti di Ulthar.

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  2. C'è un altro romanzo con un gatto ma non mi ricordo il titolo.

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  3. E sono persino allergico al pelo!

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  4. Behemot, il diabolico gatto de "Il Maestro e Margherita" ��
    «Il terzo di quella compagnia era un gatto sbucato da chi sa dove, grosso come un maiale, nero come il carbone o come un corvo, con tremendi baffi da cavalleggero. Il terzetto avanzava verso il Patriaršij, e il gatto camminava sulle zampe posteriori.»

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