Seconda avventura per i nostri eroi de La Compagnia del tempo che, diciamocelo, non è che poi gliene freghi poi molto di salvare il continuum temporale.
Perché dietro tutto il volemese bene del preservare il passato ci sono delle pieghe nel tempo; fatti mai raccontati, accadimenti non taciuti ma mai stesi in cronaca, su cui si possono allungare le mani e portare avanti i propri affari. Un quadro di Van Gogh non catalogato ad esempio, un tesoro sepolto rinvenuto casualmente.
Quali che siano questi affari però non è ancora chiaro ma si inizia ad annusare un'aria non proprio limpida tra i nostri amici cyborg.
Secondo libro in cui a essere protagonista non è Mendoza ma quello che un tempo era il suo mentore, Joseph, un operativo antico in servizio attivo da così tanto tempo da aver accumulato l'esperienza necessaria per capire che, in periodi velati dall'incertezza, è meglio farsi i propri affari anche se chi vivrà vedrà.
La sua missione, nella pelle del dio coyote che dovrà impersonare, è quella di convincere una tribù di nativi americani - la cui organizzazione sociale ed economica è incredibilmente simile alla nostra e lontana anni luce dalle idee spirituali di cui idealmente li ammantiamo - a trasferirsi in altri luoghi per l'arrivo di un pericolo bianco.
Avventura godibilissima e leggibile anche senza conoscere il primo volume.
Coyote del cielo (La compagnia del tempo vol 2)
Kage Baker
Mondadori
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