Una ricercata estetica del male.
Un resoconto sulla vita di bordo di una baleniera.
Il tutto con l'epilogo che vorresti.
Sì perché a parlar del male è un attimo: è brutto, è sporco, è naturalmente cattivo.
E quel naturalmente non è mica buttato lì; la natura così si palesa; ingenerosa, spettinata, in cerca solo della brutale sopravvivenza. Priva di idee e di anima la natura campa.
Che poi ci innamoriamo di un tramonto, di un cirro, di una cima innevata o ci stupiamo per la possanza di un albero: sticazzi sarebbe la sua risposta.
Perché la bellezza ce la mettiamo noi, con le nostre filosofie, le nostre idee e sopratutto con i nostri stomaci pieni.
Henry Drax è questo: l'incarnazione stessa della natura: grosso, brutale, puzzolente, spinto ad andare avanti soltanto dalle proprie pulsioni.
Patrick Sumner, un giovane medico con alle spalle più di una umiliazione, è in cerca di un riscatto e rappresenta l'altro lato della medaglia, la ragione. Ma non quella fredda e spietata, piuttosto quella ideale spesso più dura e impietosa dell'altra.
Inevitabile il confronto tra i due ma che non passa per lame o rivoltelle ma lo si osserva attraverso il modo di approcciare all'esistenza stessa.
Orribilmente naturale la prima, umana la seconda.
Il tutto vissuto all'estremo; su una baleniera diretta verso i mari del nord ove le condizioni climatiche abbrutiscono ulteriormente l'anima.
Breve con un tema a suo modo classico, si legge bene e si legge volentieri.
Mi ha fatto persino tornare la voglia di riprendere in mano le mie letture antartiche.
Le acque del nord
Ian McGuire
Einaudi
Nessun commento:
Posta un commento